Bene, prima di tutto ti faccio ufficialmente i complimenti da parte della federazione e miei personali per il successo ottenuto. Fammi una tua prima e generale presentazione, quanti anni hai, da quanto pratichi, cosa fai nella vita ecc ..

Ho 21 anni, tra l’altro compiuti proprio in Ucraina il 19 giugno e devo dire che mi sono fatta il regalo più bello del mondo. Sto finendo il secondo anno presso la facoltà di scienze del movimento e dello sport (università degli studi Foro Italico – Roma) e spero di laurearmi al più presto. Pratico karate dall’età di 9 anni e per fortuna ho trovato dei maestri fantastici. Ho preso la cintura nera nel 2003, mentre nel 2007 ho conseguito il secondo dan. Ho trovato una buona realtà in FEDIKA e spero vivamente di poter continuare con voi.
Che cos’è per te il Karate?
Direi che è tutto. Alcuni mi prendono per matta quelle poche volte che me lo sentono dire dato che non amo parlarne. Ne sono profondamente gelosa, lo sento come qualcosa che mi ha segnato la vita, prima di diventarne parte integrante. Spero che le circostanze possano continuare a farmi sentire tutto questo.
Il Karate è come qualcosa di metafisico; è in me, ed è grazie ad esso che sono cresciuta entro saldi principi, poiché oltre ad essere un mezzo con cui equilibrare il mio corpo, mi ha permesso di creare un rapporto con me stessa e di conoscermi, di dare sfogo alla competitività che mi è propria e alle tensioni di tutti i giorni, tanto che saltare allenamento per me è una sofferenza. Mediante questa disciplina, riesco a vivere al meglio e profondamente la vita di tutti i giorni.
Si tratta di uno sport completo sia dal punto di vista psicologico che fisico: tutte le capacità motorie trovano crescita e armonia, contando su un’efficienza che non è solo funzionale per la quotidianità, ma anche per situazioni più particolari. Ho un rapporto particolare con il Karate che mi hanno insegnato: è un dare ed un ricevere, tutti i miei sacrifici e quelli della mia famiglia, sono sempre tornati entro gioie e soddisfazioni che hanno confermato sempre ciò in cui credo.
 
Infine penso sia il bene più grande che potessi avere poiché mi ha permesso di conoscere i miei magnifici maestri che per me sono come i supereroi per i bambini: loro mi hanno vista crescere e io da sempre li ho ammirati, specie la mia maestra Ornella Sperotto con cui abbiamo coltivato un rapporto bellissimo.
Com’è andata questa trasferta?
Devo dire che, nonostante non sia iniziata al meglio, questa è stata la trasferta più bella della mia vita finora.
 
Avevo fatto altri viaggi, ma non mi ero mai spinta così ad est. Ci sono stati alcuni problemi legati alla sistemazione alberghiera, ma fortunatamente siamo riusciti a risolverli.
 
Ciò che mi ha colpito, in positivo intendo, è stata la sincerità e la vicinanza tra organizzatori e atleti, e ripeto, la cosa non ha potuto che farmi piacere. In questo modo infatti da ultima arrivata mi sono sentita presto parte del gruppo federale
 
Un’altra cosa che ho apprezzato è certamente il sostegno da parte di tutti che ho sentito in gara e fuori, in allenamento o girando per le vie della città. Proprio ciò fa di questa trasferta la più indimenticabile. In più il 19 giugno compivo 21 anni e non mi sarei mai aspettata che persone conosciute da poco mi fossero così vicine da organizzarmi una festa … è un altro episodio che non potrò mai scordare: inizialmente ero in grande imbarazzo, ma presto, pensandoci, mi sono sentita come in famiglia e mi sono goduta la bellissima sorpresa, con tanto di biglietto e torta ucraini!
Cosa ci dici dell’organizzazione dell’evento da parte degli Ucraini?
Diciamo che, al di là del palazzetto, si è sentita parecchia rivalità nei nostri confronti, cosa che poteva minarci psicologicamente. Riguardo l’evento sportivo e rispetto a quello che ho visto mi è sembrato che la ex WUKO abbia rispettato i suoi buoni standard anche in Ucraina.
 
So inoltre che c’è stato un grande impegno a livello cittadino già molto prima dell’evento proprio per portare in alto la manifestazione sportiva. Sono inoltre convinta che quella ucraina sia una cultura bella e interessante, infatti mi dispiace che né il tempo, né le circostanze ci abbiano mai permesso di scoprirla a fondo.
 
Belle le cerimonie di apertura gara, soprattutto quella prima della finale che mi ha fatta emozionare tantissimo.
Raccontaci della gara …
La gara è iniziata proprio il giorno del mio compleanno: non potevo desiderare di meglio. Devo dire che ho provato tensione solo nel momento della competizione stessa, non molta prima. Per fortuna abbiamo anche potuto allenarci, ho iniziato a conoscere il maestro Setaro con cui si è instaurata subito comunicazione e fiducia: ciò mi ha permesso di sfogare l’ansia e di trovare una valida figura di riferimento.
 
Durante la prima eliminatoria ho portato Enpi ed ho scaricato la maggior parte della tensione, poi Gojushiho Dai mi ha portato davvero in alto, come non credevo. Difatti la Vyenik (ucraina) era la favorita sin dall’inizio, perché far passare un atleta che mostra solo la velocità penalizzando la tecnica significa un po’ troppo per me. Comunque le ero 3 decimi sopra nonostante fossi partita per seconda in quella poule .. proprio tanto! se non fossi stata li, io, a fare tutto questo, non ci avrei mai creduto. Con un vantaggio del genere, mi ero conquistata un’ottima posizione per la finale.
 
Questa di Odessa è stata una gara unica, anche perché mi ha permesso di scoprire cose di me che non conoscevo : ad esempio il ruolo che il mio inconscio può avere nelle piccole distrazioni … per non parlare di quando mi sono “inventata” l’Unsu nella competizione del Super Champion ! Me la sono perdonata, ma non deve accadere mai più.
 
L’unicità di questa gara è a dir poco composita. Troppi particolari l’hanno caratterizzata: c’erano davvero tante ragazze in categoria, mai viste cosi tante ed un livello mediamente più che buono, era il mio primo anno seniores e come ho già detto non mi sarei aspettata così tanto. La poule della finale inoltre è stata estremamente combattiva: tutte le agoniste hanno mostrato grinta e tenacia ed ho potuto imparare qualcosa da ognuna di loro. Tutti si sono complimentati dagli italiani ai romeni, e questo non può che onorarmi.
Come ti sei sentita subito dopo aver vinto in una delle categorie più numerose ed impegnative?
Questa è una domanda interessante, e credo che interessante sarà la risposta.
Sull’Unsu della finale, proprio all’ultima tecnica, ho avuto uno sbilanciamento che ha fatto trattenere il respiro a parecchia gente.. compresa me. Finita la gara ad un certo punto si era creata una gran folla attorno al tavolo di giuria del mio tatami. C’erano il coach ucraino, un arbitro e una donna in borghese anche loro del posto. Ho pensato che stessero facendo di tutto per farmi scendere dal primo gradino del podio e viste le circostanze, ho iniziato a preoccuparmi.
 
Bertoletti e un medico erano lì, e mi facevano cenno di star tranquilla perché era tutto apposto, ma la mia ansia iniziava a crescere, quando vedo arrivare il presidente Morreale, che ad un tratto mi fa un sorrisone e un ok con la mano. Finalmente sorridevo anche io. Sono stati pochi minuti, ma ho accusato molta tensione..
Appena dopo il saluto, il primo che ho abbracciato è stato il maestro Setaro,che mi aveva seguita dall’inizio alla fine, dandomi molto coraggio, e poi ho quasi aggredito di gioia il presidente. Sugli spalti è avvenuto il resto. Ma avevo ancora l’amaro in bocca.
E adesso a tre settimane dalla vittoria, cos’è per te essere una campionessa del mondo?
A tre settimane dal mondiale sono sempre la Frighi che conoscete, consapevole della vittoria a cui penso quasi ogni giorno. Se c’è però una cosa che so ancora meglio è che quel podio ha rappresentato “l’inizio dell’inizio”. Ho tanto, ma davvero tanto da lavorare e spero di condividere ancora molto con voi!
Quali sono stati i protagonisti di questi mondiali?
Senza dubbio i protagonisti di questi mondiali sono stati gli ucraini che sono stati davvero forti e favoriti; agonisticamente parlando anche i rumeni hanno avuto un grande spicco. Oltre ad essere degli ottimi atleti in diverse categorie, sono stati una squadra numerosa, affiatata e credo anche ben organizzata, come il Brasile. Inizialmente vederli cosi tanti spaventa, ma poi sul tatami si gareggia da soli, e noi italiani per quanto in minoranza numerica abbiamo fatto la nostra figura, ognuno di noi l’ha fatta, grazie all’umiltà e alla sportività che ci portiamo già dalla palestra.
Dicci qualcosa dei tuoi compagni di trasferta
Loro hanno rappresentato una vera famiglia per me al mondiale! Se non avessi avuto loro al fianco, dubito che sarei arrivata così in alto. Tutti, e dico tutti, siamo diventati amici, o meglio fratelli, mi sono trovata bene con ognuno di loro e a ciascuno devo un grandissimo grazie:
a Lia, che avevo conosciuto qualche settimana prima di partire e con cui mi sono avventurata per scoprire che cosa mangiano gli ucraini, avendo anche un validissimo confronto nel karate e in allenamento, come anche con Nilde, con cui ho condiviso risate e lacrime, con Simone che ha una sensibilità incredibile ed era sempre disponibile per parlare; con Connie, la mia compagna di camera che ha mostrato di esser carinissima.
Una citazione speciale però va a Marco e Matteo, che potrei definire i miei migliori amici di Nazionale, che sono stai un validissimo esempio nel kumite e non solo, e perché nel momento in cui ero più nel panico mi sono stati vicini, e non si sono staccati da me finchè il problema non era risolto… gli devo ancora una cena, ma loro non vogliono sentirne parlare.
Davvero mi meraviglio di ciò che si è creato fra noi..credo che questa esperienza ha generato un legame che non si romperà mai.

Sei cosciente che adesso più che mai rappresenti un esempio per tutti i tuoi compagni non che l’atleta da battere. Non ti pesa un po’ questa responsabilità?

Il peso ovviamente c’è, ma il mondiale è passato: sono dell’ottica che ogni gara fa testo a sé. Sono sempre io, ogni evento agonistico rappresenta una nuova incognita, da inizio a fine gara non penso mai chi sono, ma sento quel che sono. Poi, terminata, si ride, si scherza, si fanno conclusioni, si riflette…ma in competizione tutto questo non esiste. Quindi, indubbiamente sarò il riferimento da battere per gli altri..ma non dimenticate che la cosa ancora più appassionante e che mi da mordente..è che cercherò ancora di superare me stessa.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Certamente gli obiettivi che ho riguardano una buona crescita psicologica oltre che fisica. La categoria seniores a livello internazionale mi è pesata parecchio e da qui ho capito che devo maturare molto. Mi sono confrontata con i sensei Sperotto e Zonzin e si è parlato di questo anche col maestro Setaro già dall’Ucraina. So che posso contare su tecnici estremamente competenti ed esperti, quindi sono molto fiduciosa ed interessata per il futuro. Oltre ad un allenamento mentale, ovviamente si dovrà lavorare per una buona preparazione atletica, mirando a maggiore esplosività rispetto al lavoro dell’anno trascorso, in cui non ci sono stati pochi problemi a livello di infortuni.
Effettivamente, se c’è una cosa che mi preoccupa è l’università: frequento la facoltà di scienze motorie a Roma, il che implica l’obbligo di frequenza e dunque il viaggiare tutti i giorni, anche in orari molto scomodi e sfavorevoli per il mantenimento di un inalterato ritmo fisiologico. Va pur considerata l’attività pratica, con le ore settimanali ( a volte superiori alle 7-8) che si aggiungono alle 9 di allenamento, nonché il fatto che l’attività pratica comporta il rischio di infortuni. Per questo come dicevo ad alcuni miei compagni mi sono pentita di questo corso di laurea…spero solo che ne uscirò con un minimo di competenza, e che il karate mi conceda altre importanti esperienze, senz’altro estremamente formative.
Hai qualcos’altro da aggiungere ?
Quelli che voglio aggiungere sono dei sentiti ringraziamenti. Se sono arrivata fin qui, è senza dubbio per il grande lavoro che i miei maestri hanno fatto su di me e con me, dedicandomi molto tempo, senza mai rinfacciarmi nulla o esserne infastiditi. Mi sono sempre stati accanto volentieri, anche se da piccolina ero tutto, tranne che portata per il karate. E invece grazie a loro e alla mia famiglia, che mi hanno insegnato a credere in quel che voglio, sono giunta a vedere cose che non avrei mai immaginato, e ciò mi rende la persona più felice del mondo. Sento che è questo il senso per cui vivere e non desidero altro.
Il karate mi ha poi portata a conoscere altre persone fantastiche, quali i partecipanti del gruppo FEDIKA. Come ho già detto non avrei mai immaginato di vivere un’esperienza cosi bella e di attaccarmi cosi tanto a compagni e dirigenti: vi ringrazio dunque dal profondo, per avermi permesso un’esperienza fantastica. Mi auguro vivamente di poterci rincontrare presto.
Bene, grazie per l’intervista ed arrivederci alla prossima occasione.